In una domenica del tardo autunno stavo percorrendo i cantieri di Mirafiori per farmi un’idea più precisa della situazione. A una certa distanza in fondo a un capannone già in gran parte costruito, distinsi la figura del Senatore che accompagnava una signora vestita di nero. Con una certa titubanza mi avvicinai: “Desideravo che la mia consorte avesse un’idea di questa iniziativa. Non abbiamo più figli per reggerla, ma per qualche nipote ci sono buone speranze.”
Vittorio Bonadé Bottino, Memorie di un borghese del Novecento
Il Presidente riferisce che nel quadro europeo e mondiale di questa catastrofe della civiltà umana la situazione del nostro Paese è quanto mai altra sciagurata e avvilente. Superfluo l’esaminarla, tanto essa è a tutti manifesta nei suoi aspetti bellici politici morali e sociali; ovvia la constatazione che nelle condizioni in cui viviamo anche il lavoro industriale è sottoposto a traversie gravi e pericolose. Il marasma è generale ma le difficoltà che la Fiat deve ogni giorno fronteggiare sono particolarmente serie e incidono più gravemente che altrove in ragione dell’importanza e complessità della nostra Azienda.
Verbale del Consiglio di Amministrazione del 10 novembre 1944
Distruzioni illimitate. Quindi rovina completa della Fiat. Fu allora che il Senatore Agnelli ci chiamò al suo capezzale, e le sue ultime parole furono degli ordini: “Ricostruite la Fiat! Fate in modo che il lavoro continui e vi metta in condizioni di assumere più operai e dare ad essi sempre migliore tenore di vita.”
Vittorio Valletta