II Presidente espone il risultato delle trattative che in America egli e l’Amm.re delegato ebbero cogli agenti Sigg. Hollander & Tangeman, i quali si sono impegnati a ritirare entro gli anni 1906, 1907, 1908, 1909 circa 900 chassis, obbligandosi a pagarci un premio di L. 500 per vettura per le consegne fatte nelle epoche stabilite dal contratto.
Espone inoltre come egli e l’Amm.re delegato pensando che in vista del costo dei trasporti e del forte dazio americano avrebbe potuto forse essere vantaggioso di avere una fabbrica di Fiat in America, iniziarono trattative colla Ditta Potter & Johnston di Pawtucket, colla quale firmarono un compromesso valevole per sessanta giorni.

Verbale del Consiglio di Amministrazione
del 13 novembre 1905

Pubblicità Fiat, “New York Daily Tribune”, 29 maggio 1904.

Chiediamo ad Agnelli: “Come può l’industria americana vendere sul mercato italiano una vettura da 35 cavalli al prezzo di 8000 franchi?” “Alla Fiat – mi risponde – produciamo ogni anno dalle tre alle quattromila macchine, mentre alla Studebaker o alla Ford ne fabbricano da 150 a 200.000!” “Ma non è un lavoro meno rifinito, meno accurato, che non può essere paragonato al vostro?” “Naturalmente sono macchine fatte in serie. La nostra clientela non è ancora abituata ad accontentarsi di vetture che non possono reggere un uso prolungato; per di più, esige che anche i pezzi più piccoli siano lucidati e nichelati. Quando si tratta delle nostre macchine, anche i minimi dettagli, non solo della carrozzeria, ma anche del motore o degli accessori, devono essere perfetti. Se lanciassimo sul mercato vetture come quelle che vengono importate dalla concorrenza americana, i clienti respingerebbero tutta la nostra produzione. Ma di ciò è lecito concludere che qui non ci si accontenterà mai, come avviene negli Stati Uniti, di macchine meno appariscenti, ma che costano la metà delle nostre?”

Louis Bonnefon-Craponne, L’Italie au travail

Giovanni Agnelli durante una visita agli stabilimenti Ford. Archivio Ford.
Giovanni Agnelli con Henry Ford a Detroit, 1934.

Come grande industria, e quindi come mezzo pratico di largo impiego, l’automobile è nata in America. L’industria automobilistica nordamericana ha costituito il primo grande esempio di razionalizzazione industriale, un campo di esperienza tecnica formidabile. Io stesso ho potuto rendermi conto, visitando talune delle vostre più grandi fabbriche automobilistiche – e in occasione di una di queste visite ho avuto anche il piacere di conoscere e d’intrattenermi col signor Ford –, del grado di perfezione a cui è giunto lo sviluppo dell’industria automobilistica americana. Ma prima ancora che essa assurgesse agli sviluppi attuali, fin da una ventina di anni fa, io ritenevo indispensabile per la nostra industria nascente di conoscere e studiare i metodi della produzione americana. E non vi nascondo che attribuisco buona parte della fortuna della nostra industria automobilistica al fatto che ingegneri e tecnici nostri hanno potuto tenersi in contatto col vostro progresso costruttivo.

Da una radioconferenza di Giovanni Agnelli
diffusa al Nord America il 31 maggio 1935

Giovanni Agnelli sull’Empire State Building, New York, 1934.
Tre vetture Fiat in corsa, bozzetto, 1935.
Giovanni Agnelli con Henry Ford durante la visita agli stabilimenti Ford a Detroit, 1934.
Giovanni Agnelli durante il viaggio negli Stati Uniti. Alla sua sinistra, il conte Boselli e la signora Manzini, 1934.