Fino a quando gli interessi della Germania non vengano fusi con quelli della Francia, dell’Inghilterra, eccetera, ad ogni passo dello sviluppo storico il patto internazionale che lega le nazioni fra di loro si trasformerà in un letto di Procuste, contro le torture del quale le nazioni saranno naturalmente spinte a reagire, o modificando regolarmente e periodicamente il patto internazionale, o spezzandolo.

Giovanni Agnelli e Attilio Cabiati,
Federazione europea o Lega delle Nazioni?

Giovanni Agnelli all’inaugurazione del monumento ai caduti a Villar Perosa, 1919.
Reparto bulloneria dello stabilimento di corso Dante. La Grande guerra segna un massiccio ingresso in fabbrica di manodopera femminile, 1917.

Così è che oggi si è andata facendo strada una psicologia veramente nuova. Si sente, cioè, che questa guerra è salita ad un costo così fantastico di sangue, di dolori morali, di ricchezze, che nessuna conquista territoriale, nessuna realizzazione degli antichi ideali basta più per compensarne neppur lontanamente la spesa. E contemporaneamente, nell’interno di ogni Stato, le classi umili che hanno dato e danno un contributo così largo alla lotta e alla resistenza si sono fatte rapidamente adulte e sentono con speciale acutezza l’insofferenza di tutta quella legislazione di dominio, che, poco a poco, in forma più o meno accentuata, in molti paesi del continente europeo distingueva nettamente il governo dei ricchi dagli interessi dei poveri. Andrebbe grandemente errato chi ritenesse che, chiusa la parentesi sanguinosa della guerra, le cose possano riprendere con lo stesso ritmo e con la stessa concezione politica ed economica che regnava prima del 1914. Le classi meno abbienti hanno sentito e sperimentato l’importanza della propria funzione nel conflitto: si sono accorte che nelle trincee, nelle officine e nei campi la loro opera è effettivamente indispensabile all’andamento della cosa pubblica: dalla comunanza dei pericoli hanno tratto una visione più precisa della loro dignità, si sono abituate a guardare i padroni negli occhi da pari a pari e vorranno domani partecipare più largamente alle gioie della vita e alla politica del loro paese.

Giovanni Agnelli e Attilio Cabiati,
Federazione europea o Lega delle Nazioni?

Il capitalista Agnelli è convinto assertore della pace perpetua. Convinto e volenteroso. Una grande idea ha conquistato la sua coscienza. Può un uomo d’azione, un realizzatore, un creatore, un demiurgo della statura di Giovanni Agnelli, lasciare che le grandi idee ammuffiscano nelle soffitte della coscienza?

Antonio Gramsci, in “Avanti!”, 5 febbraio 1919

Colonna di autocarri Fiat dell’esercito francese di passaggio a Torino e diretti al fronte.

Io ho per questi uomini una profonda ammirazione: sono i dominatori della nostra epoca, i re ben più forti, ben più utili dei re di altre epoche, ed anche di quelli della nostra; coloro che strappano le masse ignare, refrattarie, delle campagne, alla loro tranquilla, supina sonnolenza per gettarle nel crogiuolo incandescente della nostra civiltà. […] Benissimo: Agnelli fonda degli stabilimenti, e necessariamente gli operai divengono socialisti.

Antonio Gramsci, Piazza della Pace

Comizio alla Fiat durante l’occupazione delle fabbriche, 1920. Archivio fotografico del Centro studi Piero Gobetti.
Nel tondo: Occupazione delle fabbriche, Torino, 1920. Archivio fotografico Fondazione Istituto piemontese Antonio Gramsci.

Per quel poco che ho avuto tempo di vedere nella mia breve permanenza nello stabilimento posso dichiarare che tutto è in ordine e tenuto con la massima pulizia. Nel mio ufficio al posto del ritratto del Re ho trovato l’effige del capelluto e baffuto Lenin [sic] fiancheggiata dal simbolo sovietico della falce e martello […] c’è della impazienza in giro. Taluni vorrebbero addirittura mettere ai fianchi dell’industriale un paio di… angeli custodi, che ne dovrebbero controllare ogni mossa. Si capisce che se dovesse essere così, o presso a poco, non sarebbe più un controllo ma una… privazione di libertà che annullerebbe nell’imprenditore ogni volontà di fare.

Giovanni Agnelli al termine del mese di occupazione
delle fabbriche che segnò il culmine del “biennio rosso” 1919-1920,
“La Stampa”, 1° ottobre 1920

Il Consiglio di fabbrica della Fiat alla scrivania di Giovanni Agnelli durante l’occupazione delle fabbriche, 1920. Archivio fotografico del Centro studi Piero Gobetti.
In basso: Manifesto a sostegno delle posizioni degli industriali, 1920